Rosazza una Rennes le Chateau in Italia

La rivista Fenix nel nr. 38 del Dicembre 2011, ha pubblicato un interessantissimo articolo sui segreti e i misteri che costellano le vie del nostro paese.  Come Pro loco abbiamo stabilito i contatti con l'autrice dell'articolo che, con Sergio Succu gestisce il sito www.luoghimisteriosi.it.

Di seguito riportiamo le parti più interessanti dell'articolo che ci sono state gentilmente concesse, buona lettura!!

Guarda il video introduttivo

Rosazza trattata da Isabella Dalla Vecchia sul sito " Luoghi Misteriosi "

http://www.luoghimisteriosi.it/piemonte/rosazza.html

 

ROSAZZA, UN’INCREDIBILE CITTA’ RICCA DI SEGRETI E MISTERI

Di Isabella Dalla Vecchia www.luoghimisteriosi.it  (fonte foto Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu)

 

Non ci si può recare a Rosazza come semplici turisti, perché si viene catapultati all’interno di un luogo surreale, carico di simbologie massoniche ed esoteriche,.

La nascita della “Nuova Rosazza”

Federico Rosazza Pistolet nacque a Rosazza il 4 marzo 1813 e trascorse l’infanzia in seminario, che però abbandonò per indirizzare i propri studi in giurisprudenza. Ebbe due avvenimenti negativi di cui non si è dato mai del tutto pace, la morte prematura della moglie e ancor più sofferto, della sua unica figlia, che lo avvicinarono verso l’interesse al mondo dell’occulto, sempre sostenuto dall’inseparabile amico Giuseppe Maffei, con il quale attuò ogni progetto. Diresse tutte le proprie energie e risorse economiche verso una rivoluzione urbanistica della propria città natale, con opere pubbliche a favore dei propri concittadini, fino ad ottenere l’insperata carica di Comune, che portò allo sviluppo economico dell’intera comunità.

C’è da considerare il fatto che Federico azzardò non poco, demolì la vecchia chiesa, spostò un cimitero e ne costruì una nuova discostandosi dai canoni cristiani, allontanandosi da un facile consenso della curia. 

Architettura e occultismo

Secondo quanto descritto dal libro “Il Segreto della Rosa” (Angelo Stefano Bessone e Sergio Trivero), Federico Rosazza e Giuseppe Maffei erano uniti da un legame che andava oltre la semplice amicizia, un sodalizio spirituale, un interesse comune per l’occultismo. Entrambi partecipavano a sedute spiritiche per evocare le anime dell’aldilà ed essere così guidati per compiere le proprie azioni sulla terra. Il Maffei era fermamente convinto che le nostre scelte e i nostri movimenti fossero guidati da entità superiori, per questo invocava spiriti di un certo livello, del calibro di Dante, Sant’Agostino, Giulio Cesare. 

Un percorso iniziatico attorno alla chiesa

Nel portico della chiesa ci sono le statue di marmo di Federico Rosazza, Giuseppe Maffei, Battista Rosazza Bertina e la “donna portatrice”, una donna che trasporta sulle spalle la pietra della fondazione della chiesa. Davanti alla casa parrocchiale, ai lati della porta, sono stati rappresentati Bernardo Zanetto (impresario) e Antonio Gilardi Magnan (assistente ai lavori).
Costeggiando la chiesa sulla destra, ci si immette in un vicolo che, come un tunnel a cielo aperto delimitato dalla chiesa sulla sinistra e da un alto muro sulla destra, ci fa abbandonare alle nostre spalle due importanti simbologie posizionate rispettivamente su due porte, una stella a 5 punte e una svastica. Questa figura, stravolta dai nazisti, nasce come simbolo propiziatorio di buon augurio per le culture indiane, gianitiche, buddiste e induiste e comunque fa interrogare molto sul muro di una chiesa. Proseguendo si costeggia il perimetro della chiesa, attorno alla cripta sotterranea e tornando verso la piazza principale si percorre un delizioso portico. A metà strada è appoggiato su una panca un bassorilievo di una clessidra, emblema del trascorrere del tempo. Sembra quasi che suggerisca a sedersi e ascoltarne il suo trascorrere, che nel silenzio assoluto, viene percepito dal battito del nostro cuore. Un monito a ricordare che “abbiamo i minuti contati” e ogni secondo è unico perché in quello successivo la terra è già completamente mutata.
Nella piazza principale, di fronte alla chiesa parrocchiale, come un orto magico, spuntano ad ogni angolo frutti esoterici di ogni tipologia e dimensione, rose ed edera che si contorce nell’aria. Essa, presente anche nel cimitero, è simbolo di fedeltà e amicizia perchè sa avvolgere qualsiasi oggetto in un abbraccio caldo e soprattutto eterno, essendo oltremodo molto difficile da tagliare. Delizioso è coglierli e assaporare ciò che sanno offrire, sbocciano in ogni angolo come a definire un giardino segreto.
Nel pavimento del sagrato vengono sovente creati disegni con ciottoli bianchi e neri, ricorrenti nei templi massonici e impiegati dai templari, a raffigurazione della dualità di bene e male, di luce ed ombra. Di fronte alla casa parrocchiale, incastonata nell’acciottolato della piazza vi è una scala a pioli bianca. Esistono diverse immagini di rituali di iniziazione massonica in cui viene percorsa una scala posizionata a terra. Nel sogno di Giuseppe, uno dei tratti più importanti dell’Antico Testamento, protagonista è la scala percorsa da angeli che salgono e scendono, uomini che ascendono in cielo ed esseri soprannaturali che popolano la terra; essa è di profonda valenza per la Massoneria in quanto mediazione tra il mondo dell’umano e del divino.

L’incredibile simbologia della chiesa parrocchiale

La Chiesa Parrocchiale venne costruita sopra il vecchio cimitero che fu spostato, non senza disappunto, dalla parte opposta del fiume Cervo, collegandolo alla città con un ponte decorato con croci e stelle a 5 punte. 
Sulla facciata viene curiosamente ricordato non il giorno dell’inaugurazione, ma la data di inizio lavori, il 1876, un errore voluto? Forse l’autentica consacrazione è avvenuta in un altro momento, quello in cui venne posizionata la prima pietra?

L’ultimo gradino della chiesa riporta la scritta “Desiderium peccatorum peribit” (periranno i desideri dei peccatori), secondo Bessone e Trivero la frase rievoca Dio che sconfigge i peccatori e esalta i Giusti aiutandoli a compiere i loro disegni. Casti avvertimenti, affinchè nel percorrere le scale della parrocchiale, prima di accedervi, ci sia consapevolezza dei propri peccati.
Sulla facciata risaltano tre piccole aperture, apparentemente decorative, sono i tre puntini massonici che troviamo anche in altri angoli, come ad esempio all’interno della fontana della Pace, a rappresentanza dei tre vertici di una piramide.

Poco più in basso appare lo stemma di Rosazza (è presente identico anche nel Castello) circondato dall’iscrizione “circumdo vepres astra imitata rosa”, (io, rosa, avvolgo i rovi imitando gli astri).

Sopra l’ingresso principale sboccia una rosa aperta da cui esce una croce, dall’indubbio riferimento ai “Rosa Croce”. Essa è circondata da altre rose e stelle a 5 punte, elementi che ritroviamo ovunque, senza che i progettisti si siano risparmiati. Ci sono rose nelle finestre della facciata, nei capitelli e nei piloni in ferro battuto nella piazza centrale intervallati da stelle di pietra.

Finalmente varchiamo la soglia. Sopra la nostra testa dilaga un autentico cielo stellato, come un qualsiasi planetario saprebbe ben imitare. Si distingue il grande carro e il piccolo carro, l’orsa maggiore e minore e perfino la via lattea perfettamente rappresentata al cospetto della stella polare, mentre nell’abside brilla in lontananza la Croce del Sud. L’alternanza delle finestre ai lati crea un gioco di luci che rende la volta celeste viva e brillante, una scelta architettonica di grande effetto evocativo, voluto e impeccabilmente creato dal Maffei. Ci si sente all’aperto, di notte e al buio restiamo immobili in contemplazione a rammentare che anche i templi massonici si distinguono per la volta dipinta di stelle, chiamata Volta Stellata. 

L’orso e la Valligiana nel parco comunale

Dalla piazza della parrocchiale si entra nel parco comunale, dove accanto a scivoli ed altalene, campeggiano colonne in veste di rovine di Paestum e uno dei due orsi in pietra locale, reduci da una rovinosa piena del torrente Pragnetta che nel maggio del 1916 inondò i locali del Castello.
Al centro emerge una fontana a cascata, chiamata Fontana della Valligiana. Alla base è appoggiato un lastrone di pietra su cui è scolpita una scritta enigmatica a lettere runiche che sarebbe stata incisa dal Maffei a copia di un’antichissima tavola autentica ritrovata lungo il corso del Rio Cervetto. Nessuno l’ha mai decifrata, forse riporta una qualche formula magica che non è possibile neppure recitare.
La statua dell’orso è rivolta ai graffiti e li osserva, come se intuisse la soluzione. Sembra ricordare l’“Orsa Maggiore”, le cui 7 stelle splendenti sarebbero scrigno planetario di sapienza primordiale, conoscenza divina e dimora di Dio. 

Le fontane “parlanti”

Nel 1872 Federico Rosazza fece realizzare un’impresa idraulica di grande utilità pubblica distribuendo l’acqua in tutto il paese attraverso una rete di tubazioni in ghisa dal serbatoio sopra il Campopiano. A questo fece seguire la costruzione di moltissime fontane disseminate per tutto l’abitato, differenti tra loro ma contrassegnate sempre dagli stessi simboli, la rosa e la stella a 5 punte. I lavori furono seguiti dalla supervisione di Pietro Vittorio Gilardi Magnan, che ne disegnò anche la maggior parte. Bessone e Trivero le identificano come ”fontane parlanti”, perché oltre alla voce suadente dell’acqua, esse si rivolgono a colui che si disseta con alcune frasi scolpite nella pietra, di seguito ne riportiamo alcune tratte dal libro “Il segreto della Rosa”.
La fontana abbeveratoio ci dice “Sono onda che disseto - rammentando - il mio autore”, un’altra riporta la scritta “Era smarrita nel creato or mi guida – Rosazza Federico”.
La fontana della Colonna è una delle maggiori, costituita da una conca in sienite, ha una grossa colonna nel mezzo che sorregge la statuetta di Pietro Micca, un famoso minatore, in essa la scritta recita “O cielo - benedici - chi - nostra - la fè”.
Dinnanzi al municipio, nel luogo dove sorgeva la vecchia chiesa vive la fontana della rosa incorniciata da due colonne con una grande rosa nel mezzo in marmo rosso, una conchiglia in marmo bianco e tre stelle in marmo giallo, fu realizzata dallo scultore Albino Gussoni di Torino. Nel pavimento un disegno a “ciottoli” raffigura una stella alpina, dove viene ripetuto il nome in più lingue “leontopodium o edelweis, gnaphalium o ruhrhaut”.
Accanto alla chiesa nuova spicca la Fontana della fede con la statua della prima delle tre virtù teologali, alcune belle rose e un bassorilievo alla base con Adamo con la testa coronata di foglie di acacia (elemento maschile) ed Eva con in capo una rosa (elemento femminile). Dentro alla fontana tre puntini massonici in rilievo nascosti dall’acqua, giusto per chi li vuole scoprire. E’ riportata la frase “quemadmodum desiderat cervus ad fontes aquarum - ita desiderat - anima mea ad te Deus”, che, secondo i Salmi di Davide, significa “come il cervo aspira/desidera le sorgente d'acqua, cosí l'anima mia sospira per voi, Dio mio”. Dio visto come acqua per gli assetati, ci rammenta che noi ci siamo recati a Rosazza per appagare una qualche sete di conoscenza, per ascoltare la voce sì della pietra, ma anche quella dell’acqua, la vita che proviene dalla terra (sorgente) e dal cielo (pioggia), che si rivolge a noi purificando pensieri e idee. L’acqua, elemento dal sapore di sapere.

Il municipio e il cimitero

In piazza del Municipio è sita la stessa casa dove Federico Rosazza, è nato e, 86 anni più tardi, è deceduto. La torre ghibellina era un tempo il campanile della vecchia chiesa, demolita nel 1880 e sostituita con la sede del Municipio progettata da Giuseppe Maffei che anche qui trattò le colonne con acido nitrico per ottenere quel senso di “rovinato” e dunque antico, prerogativa in molte sue opere, come abbiamo visto. Anche nei capitelli delle colonne sono presenti rose e stelle a 5 punte.

Nell’acciottolato del pavimento del cimitero sono presenti alcune “lacrime di pietra” distribuite intorno alle panche, simbolo del dolore spesso ricorrente nelle logge massoniche, infatti il candidato al grado di maestro veniva sdraiato su un tappeto disseminato di lacrime.

 

Bibliografia
Il Segreto della Rosa di Angelo Stefano Bessone e Sergio Trivero
Doc Bi – Centro Studi Biellesi, 2001

 

Isabella Dalla Vecchia
Nata a Milano nel 1973, collabora con Adriano Forgione e la rivista Fenix da Novembre 2011 pubblicando periodicamente una rubrica sui Luoghi Misteriosi italiani.
I suoi articoli sono apparsi su "Hera", “La Cronaca di Cremona”, “Il Giornale”, la "Gazzetta di Parma" e sul TG di Italia 1 “Studio Aperto”. E’ stata intervistata a RAI RADIO 2 nel programma “L’Altrolato” e da Marco Berry in occasione di un servizio della trasmissione di Italia 1 "Mistero", con cui saltuariamente collabora.



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